Buddha Śākyamuni, statua in rame, h cm 20
Il principe Gautama Siddhārtha era figlio di Māyādevī e di Śuddhodana, re degli Śākya di Kapilavastu. A corte il giovane Siddhārtha conduceva una vita gioiosa e spensierata, sposò Yaśodharā, ed ebbe un figlio Rāhula. Uscendo dal palazzo, fino a quel momento sua esclusiva dimora, incontrò un vecchio, poi un malato e infine un morto. Quegli incontri gli mostrarono che non c’è fuga per nessuno, re o povero, dalla sofferenza dell’esistenza. Incontrò infine un monaco mendicante e decise di lasciare il palazzo abbandonando tutto ciò che aveva, per trovare un cammino spirituale che portasse alla liberazione dalla sofferenza. Per sei anni Siddhārtha si dedicò a un’estrema ascesi sulle rive del fiume Nairanjara; infine, non avendo ottenuto il frutto sperato, rinunciò a quelle pratiche e si sedette sotto l’albero della bodhi, a Bodhgaya, risoluto a non lasciarlo sino all’illuminazione. Māra, il signore dei demoni, cercò di tentarlo con le tre passioni principali. Per attirarlo nell’ignoranza gli disse che suo padre era morto e che il regno era caduto in mano al cattivo Devadatta; per vincerlo con il desiderio, mandò le figlie a sedurlo; per sopraffarlo con l’odio, gli scatenò contro schiere di demoni, mostri e spiriti che erano le sue armate, ma niente di tutto questo turbò la sua contemplazione. Siddhārtha toccò allora la terra affinché essa testimoniasse la propria Vittoria. Quindi, purificato da ogni oscuramento, ottenne il Risveglio, la conoscenza della vera condizione di tutti i fenomeni e divenne Buddha. Il Buddha si recò dunque nel parco dei cervi a Sarnath, nei pressi di Benares dove espose il primo insegnamento a beneficio degli esseri. Per mostrare agli esseri l’impermanenza di ogni fenomeno, dopo essersi gravemente ammalato, il Buddha si distese sul fianco destro e nella postura del leone manifestò il Parinirvāna.